domenica 6 gennaio 2013

Sale vero, tra progresso e salute

"Ci dev'essere qualcosa di stranamente sacro nel sale. Lo ritroviamo nelle nostre lacrime e nel mare" - Khalil Gibran
 "Il sale nasce dai genitori più puri: il sole e il mare" - Pitagora

Nonostante venga spesso demonizzato come causa di molte malattie, il sale è un essenziale alimento che per migliaia di anni ha dato all'uomo la possibilità di sopravvivere alle situazioni più difficili e progredire culturalmente. In questo post, con l'appoggio di molti studi pubblicati nei giornali di ricerca e un breve sguardo storico metterò in luce l'importanza vitale che il sale svolge nella nostra dieta.
Premetto che il sale che comunemente si trova sugli scaffali dei supermercati è sempre sbiancato e raffinato, privato di importanti minerali che dovrebbe contenere naturalmente e molto spesso contenente sostanze nocive. Questo sale rimane insomma un prodotto di scarto delle industrie che trovano molto più redditizio separare e vendere i minerali per l'industria di esplosivi o di integratori alimentari. Quando parlo di sale come importante componente di una dieta completa, intendo quello integrale grezzo, non trattato, che in genere è possibile trovare nei negozi di alimenti biologici. Il sale marino, sembra essere quello più ricco di minerali e si presenta di colore grigio, dalla consistenza umidiccia (dovuto alla presenza del magnesio).

Cenni storici 
La demonizzazione del sale non poteva che accadere in una società ignara del ruolo che esso ha svolto nella storia dell'uomo, talmente è vasto questo aspetto che meriterebbe dedicargli un post ad hoc.
Il consumo del sale come alimento in se, quindi non come sodio naturalmente presente in certi alimenti, costituisce storicamente uno degli aspetti che segna il cambiamento dell'uomo da cacciatore-raccoglitore nomade ad agricoltore-allevatore avvenuto una decina di migilaia di anni fa. Il sale veniva usato non solo per insaporire gli alimenti, ma soprattutto come conservante, cosa che abbiamo visto anche nella lattofermentazione. Ciò poteva permettere maggiori quantità di cibo durante l'anno, anche nei mesi più freddi e ardui dando all'uomo la possibilità di crescere in numero e avere più tempo libero per progredire culturalmente. Sotto questo aspetto il sale sembra essere capitato non a caso: esso svolge un ruolo importante nello sviluppo delle cellule gliali  le quali sono a loro volta legate alla nostra capacità di astrazione, memoria e creatività (1, 2, 3), insomma nel processo di civilizzazione i nostri antenati  avevano certamente "sale in zucca"!

Depositi di sale sulle rive del Mar Morto (52)
Le aree dove il terreno, e di conseguenza anche gli animali e le piante, contengono meno sodio sono quelle nelle quali la civilizzazione dell'uomo è avvenuta in minoranza. Il sale infatti non veniva consumato dai nostri antenati soltanto nel modo che conosciamo, ma bevendo il sangue, e talvolta le urine degli animali i quali, a seconda del terreno, contengono maggiori o minori quantità di sodio (4). Se in una mappa guardiamo dove i depositi di sale sono maggiormente presenti vedremo come in queste zone la civilizzazione si sia sviluppata in maniera direttamente proporzionale. I primi insediamenti di agricoltori sembrano sorgere nei pressi del Mar Morto, il mare più salato al mondo, in ebraico infatti viene chiamato Yam HaMelah, ossia mare del sale. Secondo il professore M.R. Bloch esistevano paludi di sale in Persia, in Egitto e nel Sahara grazie alle quali civiltà passate sono fiorite. Una miniera di sale a Camp Verde (Arizona, Stati Uniti) rese possibile lo sviluppo di popolazioni precolombiane, così come lungo le Ande nell'America meridionale (7). 
Il sale è storicamente una delle merci più importanti mai esistite che ha permesso a molte civiltà di emergere rispetto ad altre dando luogo a non poche guerre. Venendo usato per conservare ogni genere di alimento (tra cui carni, pesce, formaggi e verdure) diede la possibilità all'uomo di compiere lunghi viaggi e/o conquistare altre popolazioni - ogni viaggiatore portava con se una piccola sacca con del sale. Non sembra esistere un paese che si sia sviluppato senza un uso consolidato di sale (5). Secondo lo storico Henri Pirenne, durante i cosiddetti secoli bui dell' Europa il livello dell'oceano salì inondando le rive ricche di pozze di sale generando una "fame di sale", che portò le persone alla pazzia, a tal punto che i più forti assalivano i più deboli bevendo il loro sangue pur di soddisfare l'apporto di sale - ciò pare che abbia dato nascita al mito dei vampiri (6).
Il sale nella storia è stato anche spesso un lusso altamente tassato - la gabella sul sale era una tassa che fu una delle principali cause della rivoluzione francese. 
I nostri antenati consideravano il sale come un dono degli dei - la parola celtica di sale significa "sacro". Esso simboleggaiva anche la saggezza, da qui l'espressione "con un granello di sale" dal latino cum grano salis, usata quando bisogna prendere le cose con buon senso. I soldati romani venivano in parte pagati in sale, da qui la parola salario proveniente dal latino salarium. Nella Bibbia ci sono molti riferimenti al sale, l’espressione “patto di sale” (per via delle proprietà conservanti) indica la stabilità e l’immutabilità di un patto (Nu 18:19; 2Cr 13:5; Le 2:13). Presso alcuni popoli antichi mangiare sale insieme era segno di amicizia, di fedeltà e di lealtà durevoli - mangiare sale insieme ai sacrifici di comunione simboleggiava lealtà perpetua. Gli egizi, oltre che nella mummificazione, ne facevano uso per molti rimedi. Nel papiro Ebers (1600 a.C.) vengono riportate molte ricette a base di sale utilizzate per infezioni anali e come lassativo (7). Nella medicina greca il sale era conosciuto per molti rimedi e usato anche da Ippocrate. Una bevanda contenente due terzi di latte e un terzo di acqua salata bevuta al mattino a stomaco vuoto era consigliata come cura per le malattie alla milza. Il sale veniva usato per curare ferite e problemi digestivi, inoltre come emetico e lassativo per eliminare infezioni e parassiti intestinali (7). La parola "insalata" deriva dal termine romano herba salata, un piatto a base di erbe e verdure condite con salamoia (8).

E' stato registrato che tra la guerra anglo-americana del 1812 e la seconda guerra mondiale, l'uomo consumava in media dai 3 ai 3.3 cucchiaiani di sale al giorno nella sua dieta (9, 10), dopodichè, dalla diffusione dei frigoriferi la quantità si è all'incirca dimezzata e rimasta tale per il resto del secolo (nonostante si sente dire che ne consumiamo sempre più) (11), l'ipertensione e le malattie vascolari sono aumentate a dismisura, ma nonostante ciò, secondo gli "esperti" bisognerebbe diminuire ulteriormente le dosi. Grazie a queste insinuazioni, dal giorno alla notte il sale viene considerato un alimento killer di cui aver paura e viene spesso associato al junk food, ossia i "cibi spazzatura" dei fast food che fanno male perchè contengono tanto "sale" - si, sale l'ho scritto tra virgolette perchè gran parte del gusto salato di questi cibi viene dal glutammato (etichettato come "aromi naturali") o dal sale da cucina, quindi trattato e raffinato. 

Perchè viene demonizzato
Analogamente a quanto è successo ai grassi saturi, anche il sale non gode di ottima reputazione nel mondo della nutrizione, e di nuovo ancora, dopo approfondite ricerche che ho condotto autonomamente leggendo un'ampia gamma di studi pubblicati (che evidentemente non vengono adeguatamente mediati) quello che emerge è che questi allarmismi sono del tutto infondati.
Dopo che la FDA negli Stati Uniti ha cominciato a raccomandare sempre più un minor consumo di sodio, mettendosi anche d'accordo con molte grandi aziende alimentari di ridurre l'uso del sale nei propri prodotti, un sacco di medici e professori sono intervenuti (12, 13, 14, 15, 16, 17, 18) sostenendo che tali provvedimenti siano troppo affrettati. Non solo non esistono sufficienti prove a favore di una dieta povera di sodio, ma sembra che questa possa addirittura portare a spiacevoli conseguenze al nostro organismo (che vederemo di seguito).
Uno dei princpali studi su cui si basa questa paura del sodio è l'Intersalt (19), condotto a fine anni '80 nel quale viene studiato il rapporto tra consumo di sodio nella dieta e pressione del sangue in 52 paesi. I risultati ottenuti non indicano alcuna correlazione tra i due fattori ad eccezione di 4 paesi nei quali si hanno un bassissimo consumo di sodio e una pressione del sangue molto più bassa del normale (vedi immagine).

Normalmente, quando in uno studio si hanno casi eccezionali del genere (considerando che sono solo 4 su 52), questi vengono omessi. Nello schema a fianco vediamo chiaramente che non si ha un aumento proporzionale tra consumo di sodio e pressione del sangue, ma piuttosto 4 casi separati, soprattutto i due più in basso. Eppure questo studio mette nelle orecchie di molti questa associazione, che tra l'altro viene riscontrata in 4 popolazioni isolate. Il gruppo con la pressione più bassa infatti è composto dagli Yanomamö della Foresta Amazzonica, i quali però essendo nativi americani appartengono ad una razza che non presenta il genotipo DD, responsabile delle malattie cardiovascolari (come anche gli Xingù, un altro dei 4 gruppi con una bassa pressione del sangue). Avere una pressione bassa ad ogni modo non significa essere immuni da ogni patologia, tale popolazione infatti sembra essere particolarmente soggetta a malattie di tipo infettivo dovuto ad agenti patogeni e parassiti intestinali (20). Il sale è la nostra principale fonte di cloruro, il quale è il maggior componente dell' acido cloridrico, un acido naturalmente presente nel nostro stomaco che svolge importanti funzioni antimicrobiche ed antipatogene, aiutando il nostro organismo a tenere a bada eventuali parassiti (21). Che sia proprio questa assenza di sale nella loro dieta a renderli così soggetti a tali patologie, dopo aver visto che i nostri antenati lo usavano come rimedio per tali disturbi?

Considerando molti studi pubblicati quello che emerge è che effettivamente, complessivamente parlando, si ha una diminuzione della pressione del sangue con una dieta povera di sale. Il problema però è che guardando più in dettaglio vedremo che all'incirca il 30% della popolazione subisce effettivamente tale abbassamento, ma un 50% non subirà alcun cambiamento, e addirittura il restante 20% subirà un aumento della pressione (22, 23, 24, 25). Una dieta povera di sodio quindi può in taluni soggetti causare un aumento della pressione, ma dato che tale fenomeno si manifesta soltanto in una relativamente piccola fetta di popolazione, ciò non viene considerato e si continua a parlare sempre dei benefici nel ridurre il sale. Inoltre, l'abbassamento della pressione con una dieta povera di sodio non sembra essere così alto da consentire ad un soggetto iperteso di interrompere l'assunzione di farmaci, e addirittura come vedremo in seguito sembra che tale diminuzione possa essere dannosa alla salute.

Perchè è importante
Senza il sale, le infinite reazioni chimiche che avvengono continuamente nel nostro corpo riguardanti la produzione di ormoni, la regolazione del volume e della pressione del sangue, il trasporto delle proteine, le funzioni degli enzimi e molte altre attività, cesserebbero istantaneamente; tali reazioni richiedono che il livello di sale nel sangue rimanga costante. Il nostro corpo ha bisogno di sale per produrre sudore e lacrime (aventi azione antibatterica sulla pelle e sugli occhi), succhi digestivi e altri liquidi corporei, è per questo che abbiamo un innato appetito per il salato (26). Il sale è essenziale nella produzione dell'acido cloridrico presente nei succhi gastrici durante la digestione, aiutando a creare una barriera contro i microrganismi di modo che il cibo non vada in putrefazione una volta ingerito. In questo modo il basso ph formatosi serve anche nella scomposizione e di conseguenza nell'assimilazione delle proteine ingerite.
Il ricercatore britannico McCance pubblica uno studio nel quale tre uomini vengono sottoposti ad una dieta priva di sale combinata a sudorazione per ridurre ulteriormente il livello di sale nel sangue (l'apporto di liquidi non viene limitato). Tale deprivazione portò a crampi, debolezza, apatia, disagi cardio-respiratori, incubi notturni, e molti altri effetti negativi. (27).
Un ridotto apporto di sodio è caratterizzato da una stimolazione ormonale del RAAS (Sistema renina-angiotensina-aldosterone) (28) e come viene mostrato in diversi studi un alto livello di renina nel sangue può causare processi infiammatori ed avere effetti negativi all'apparato circolatorio. Tra i vari risultati con un abbassamento del livello di sodio abbiamo un innalzamento dell' insulino-resistenza (29), sindrome metabolica (30), problemi cognitivi (31, 32), fratture ossee (33) e malattie cardiovascolari (34). In quest' ultimo studio viene chiarito che è solo la pressione sistolica e non diastolica a variare leggermente a seconda dell'apporto di sodio, ma ciò non è associato ad un aumento dell' ipertensione e complicazioni al cuore, anzi il contrario! Altri studi poi mostrano come l'abbassare la pressione del sangue in certi casi possa causare più danni che altro (35, 36).
Uno scarso apporto di sodio ha effetti negativi a lungo termine nella crescita e nella salute dei bambini, e in coloro nati prematuri tale carenza è stata associata a problemi di crescita, uditivi, neurologici, cognitivi ed affettivi (3, 37, 38, 39,). Tali studi mostrano come il sodio svolga un ruolo importante nella crescita stimolando la sintesi proteica e la proliferazione cellulare nel cervello determinando anche la massa corporea.

Non fa male al cuore e non accorcia la vita
Il professor Alderman M.D., e Cohen M.D. hanno condotto tre studi (NHANES I,II,III) nei quali una dieta povera di sale sembra essere inutile se non pericolosa. Nel primo, durato circa 20 anni, si documenta una maggior possibilità di infarto del 20% (16). Nel secondo si ha un 37% in più di probabilità di coronaropatie con una dieta povera di sodio (40). Nel terzo non vengono riscontrate particolari differenze, se non un incosistente associazione tra basso consumo di sale e morti premature (41).
Un altro studio dei due professori durato 8 anni tra soggetti ipertesi a New York, stratificati a seconda dell'apporto di sodio, mostra come coloro che seguono una dieta povera di sodio abbiano più di quattro volte il numero di infarti che coloro che hanno un apporto di sodio nella media, l'esatto contrario di ciò che le ipotesi prevedevano (42). 
Una  meta-analisi (43) di sette studi trova che abbassando l'apporto di sodio non diminuiscono le morti premature. Anzi, quando i soggetti con insufficienza cardiaca presi in analisi abbassano il loro livello di sodio, questi morivano più spesso prematuramente.
Il professor Hugh Tunstall-Pedoe conduce uno studio di 10 anni in Scozia  nel quale non vi è alcun miglioramento di salute per coloro che seguono una dieta povera di sale (44). 
Altri ricercatori concludono in uno studio su 8000 soggetti hawaiani che "nessuna relazione fu trovata tra apporto di sale e rischio di infarto" (45).
Stessi risultati da un sondaggio condotto dal dottor William R. Harlan nel quale soltanto il rapporto sodio/potassio mostra soltanto un'inconsistente associazione (46).
La Cochrane Collaboration produce una meta analisi che viene pubblicata nel British Medical Journal nel quale si conclude che una significativa riduzione di assunzione di sale porta ad un lieve abbassamento della pressione del sangue, ma nessuna diminuzione di eventi cardiaci o qualità di vita (47).
Abbiamo poi dai Paesi Bassi il Rotterdam Study dal quale emerge nessuna correlazione tra apporto di sodio e potassio e rischio di coronaropatie o morti in genere in soggetti anziani (48).
Da circa 25-30 anni in Finlandia esiste una campagna anti-sale allo scopo di diminuire il consumo di sale nella popolazione. Nel 2006 Heikki Karppanen e Eero Mervaala scrivono che tale abbassamento del consumo di sale abbia portato ad una significativa riduzione di morti per malattie cardiovascolari. Paragonando però nello stesso periodo di tempo altri paesi quali Stati Uniti, Canada, Italia, Svizzera, Danimarca e Inghilterra si noterà che tale associazione è del tutto infondata. Stesse se non maggiori riduzioni di morti per problemi cardiovascolari si riscontrano in tutti gli altri paesi citati, e persino la speranza di vita non sembra essere migliorata in Finlandia più che negli altri stati, nonostante questi non abbiano partecipato a nessuna campagna per abbassare il consumo di sale (49).
Persino il miglioramento di salute per i soggetti asmatici con una dieta povera di sodio sembra in realtà non avere solide prove (50). 

Considerazioni
Come abbiamo visto il mito di una dieta povera di sale non sembra essere giustificata da prove scientifiche (nonostante non venga fatta distinzione tra sale naturale o sale raffinato negli studi citati), ma è anche importante sapere che un eccessivo consumo di sale sembra in certi casi portare ad un maggior rischio di determinate patologie. Nessuna paura comunque, in quanto tali risultati mostrano come il range nel quale i soggetti più sani nel mondo si trovino sia tra i 2700 mg ai 4900 mg di sodio (non di sale) al giorno, che è ben oltre il range di 1500 mg e 2500 mg raccomandato dalla DGAC (Dietary Guidelines Advisory Committee) negli Stati Uniti. Questo studio suggerisce l'esistenza di un' innata conoscenza dell'uomo di quanto sale esso debba consumare che non supera i limiti previsti. (16). Uno studio più recente invece indica che il range nel quale si hanno minori rischi sulla salute è tra i 9 gr e i 18 gr di sale al giorno (ossia tra i 3,450 e i 7,000 mg di sodio al giorno, o tra 1,5 a 3 cucchiani di sale), anche perchè comunque oltre tale limite il nostro gusto sembra fermarci (51).
La nostra innata voglia di salato quindi non è un vizio peccaminoso datoci da qualche errore della natura, e fortunatamente per noi, un piatto di verdure bollite e insipide non sembra essere la soluzione per una dieta più sana.
Ad ogni modo, come già accennato nell'introduzione, non consiglio l'uso del sale da cucina comune, perchè subendo molti trattamenti artificiali per sbiancarlo ed essendo privato di preziosi minerali che dovrebbe contenere, perde molte delle sue proprietà nutrizionali e contiene sostanze potenzialmente tossiche. Come approfondirò in un altro post il miglior sale sembra essere quello marino (piuttosto che quello himalayano più di moda tra i salutisti) ottenuto usando i metodi tradizionali che non ne compromettono la qualità. 


      Riferimenti:
  1. The Role of Glia Cells in the Basic Algorithm of the Formation of Memory in the Brain, Charles Ross and Shirley Redpath, 2009;   
  2. Roles of glial cells in synapse development, Frank W. Pfrieger, 2009;
  3. Effect of salt supplementation of newborn premature infants on neurodevelopmental outcome at 10-13 years of age, J. Al-Dahhan, L. Jannoun, G. B. Haycock, 2002;
  4. The hunger for salt: as anthropological, physiological, and medical analysis, Derek Denton, 1982;
  5. Archaeological and chemical evidence for early salt production in China, Rowan Flad, Jiping Zhu, Changsui Wang, Pochan Chen, Lothar von Falkenhausen, Zhibin Sun, Shuicheng Li, 2005;
  6. Economic and Social History of Medieval Europe, Henri Pirenne;  
  7. A taste for salt in the history of medicine, Eberhard J. Wormer, 1999; 
  8. Salad, Online Etymology Dictionary;
  9. Rations: The History of Rations, Conference Notes, Prepared by The Quartermaster School for the Quartermaster General, January 1949; 
  10. American Prisoners Of War In Germany, Prepared by Military Intelligence Service War Department, November 1945, Restricted Classification Removed-STALAG 17B (Air Force Non-Commissioned Officers); 
  11. Trends in 24-h urinary sodium excretion in the United States, 1957–2003: a systematic review, Adam M Bernstein and Walter C Willett, 2010;
  12. Comments on the FDA policy on sodium reduction, Niels A. Graudal & Gesche Jurgens, 2011;
  13. Salt, blood pressure and health: a cautionary tale, Alderman, 2002;
  14. DASH-sodium trial: where are the data?, McCarron, 2003;
  15. More on the potential dangers of salt restriction, Richard N.Fogoros, 2011;
  16. Can Dietary Sodium Intake Be Modified By Public Policy?, David A. McCarron, Joel C. Geerling, Alexandra G. Kazaks, Judith S. Stern, 2009;
  17. The Influence of Dietary Sodium on Blood Pressure, Norman K. Hollenberg, 2006;
  18. Don't Hold The Salt: Attempts to Curb sodium Intake Are Misguided, Michael S. Fenster, 2012;  
  19. Intersalt, Intersalt Cooperative Research Group, 1988;
  20. The nexus of  Yanomamö growth, health, and demography, Raymond Hames and Jennifer Kuzara, 2000;
  21. The role of gastric acid in preventing foodborne disease and how bacteria overcome acid condition, Smith JL, 2003;
  22. Salt Sensitivity of Blood Pressure in Humans, Myron H. Weinberger, 1996;
  23. Heterogeneity of blood pressure response to dietary sodium restriction in normotensive adults,
    Miller JZ, Weinberger MH, Daugherty SA, Fineberg NS, Christian JC, Grim CE, 1987;
  24. Definition and characteristics of sodium sensitivity and blood pressure resistance, M H Weinberger, J Z Miller, F C Luft, C E Grim e N S Fineberg, 1986;
  25. Dietary sodium and essential hypertension: some myths, hopes, and truths, Laragh JH, Pecker MS, 1983
  26. Central regulation of sodium appetite, Joel C. Geerling e Arthur D. Loewy, 2008;
  27. Experimental sodium chloride deficiency in man, R.A. McCance, pag 145-147, 1990; 
  28. Association of the Renin-Sodium Profile with Risk of the Myocardial Infarction in Patients with Hypertension, Alderman e altri, 1991; 
  29. Low Salt Diet Increases Insuline Resistance in Healthy Subjects, Rajesh Garg, Gordon H. Williams, Shelley Hurwitz, Nancy J. Brown, Paul N. Hopkins, Gail K. Adler, 2011;  
  30. Dietary salt restriction increases plasma lipoprotein and inflammatory marker concentratino in hypertensive patients, Nakandakare ER, Charf AM, Santos FC, Nunes VS, Ortega K, Lottenberg AM, Mion D Jr, Nakano T, Nakajima K, D'Amico EA, Catanozi S, Passarelli M, Quintão EC, 2008;
  31. Mild chronic hyponatremia is associated with falls, unsteadiness, and attention deficits, Renneboog B., Musch W., Vandemergel X., Manto M.U., Decaux G., 2006;
  32. Predictors of impaired cognitive function in men over the age of 80 years: results from the Health in Men Study, Flicker L., Almeida O.P., Acres J., Le M.T., Tuohy R.J., Jamrozik K., Hankey G., Norman P., 2005;
  33. Hyponatremia associated with large-bone fracture in elderly patients, Sandhu HS, Gilles E, DeVita MV, Panagopoulos G, Michelis MF, 2009;  
  34. Fatal and nonfatal outcomes, incidence of hypertension, and blood pressure changes in relation to urinary sodium excretion, Stolarz-Skrzypek K. e altri, 2011;  
  35. Benefits and potential harm of lowering high blood pressure, Cruickshank JM, Thorp JM, Zacharias FJ, 1987,
  36. Lowering of Blood Pressure-the Lower, the Better?, F.H. Messerli, G. Mancia, C.R. Conti, A.C. Hewkin, S. Kupfer, A. Champion, R. Kolloch, A. Benetos, C.J. Pepine, 2006;
  37. Hyponatremia and sensorineural hearing loss in preterm infants, Ertl T, Hadzsiev K, Vincze O, Pytel J, Szabo I, Sulyok E., 2001; 
  38. The influence of sodium on growth in infancy, Haycock G.B., 1993;  
  39. Salt and the newborn kidney, Haycock G.B., Aperia A., 1991; 
  40. Sodium intake and mortality in the NHANES II follow-up study, Hillel W. Cohen, Susan M. Hailpern, Jing Fang, Michael H. Alderman, 2006; 
  41. Sodium Intake and Mortality Follow-Up in the Third National and Health Nutrition Examination Survey (NHANES III), Hillel W. Cohen, Susan M. Hailpern, Michael H. Alderman, 2008;
  42. Low Urinary Sodium Is Associated With Greater Risk Of Myocardial Infarction Among Treated Hypertensive Men, Michael H. Alderman, Shantha Madhavan, Hillel Cohen, Jean E. Sealey, John H. Laragh, 1995;
  43. Reduced Dietary Salt for the Prevention of Cardiovascular Disease: A Meta-Analysis of Randomized Controlled Trials (Cochrane Review), Rod S. Taylor, 2011;
  44. Comparison of the prediction by 27 different factors of coronary heart disease and death in men and women of the Scottish heart health study: cohort study, (vedi tabella 6) Hugh Tunstall-Pedoe, Mark Woodward, Roger Tavendale, Richard A' Brook, Mary K McCluskey, 1997;
  45. Dietary and other risk factors for stroke in Hawaiian Japanese men, A Kagan, JS Popper, GG Rhoads e K Yano, 1985;
  46. Blood pressure and nutrition in adults the national health and nutrition examination survey, William R. Harlan, Alan L. Hull, Robert L. Schmouder, J. Richard Landis, Frances E.Thompson e Frances A.Larkin, 1983; 
  47. Systematic review of long term effects of advice to reduce dietary salt in adults, Lee Hooper, Christopher Bartlett, George Davey Smith, Shah Ebrahim, 2002;
  48. Sodium and potassium intake and risk of cardiovascular events and all-cause mortality: the Rotterdam Study, Geleijnse J.M., Witteman J.C., Stijnen T., Kloos M.W., Hofman A., Grobbee D.E., 2007; 
  49. Health Outcomes Lessons from Finland’s Salt Reduction, Morton Satin -Salt Institute, 2007; 
  50. Low-sodium advice for asthmatics should be taken with a pinch of salt, Zara E. K. Pogson, 2008;
  51. Urinary Sodium and Potassium Excretion and Risk of Cardiovascular Events, Martin J. O'Donnell, MB, PhD; Salim Yusuf, DPhil, FRCPC, FRSC; Andrew Mente, PhD; Peggy Gao, MSc; Johannes F. Mann, MD; Koon Teo, MB, PhD; Matthew McQueen, MD; Peter Sleight, MD; Arya M. Sharma, MD; Antonio Dans, MD; Jeffrey Probstfield, MD; Roland E. Schmieder, MD, 2011;
  52. Foto presa da http://eji2011.wordpress.com/13-dead-sea/

    Ulteriori letture:

2 commenti:

  1. Veero! Ho provato sulla mia pelle no sale! integrando solo potassio e magnesio. Mi hanno dovuto tenere salendo sopra di me e tenendomi gli arti dai forti crampi e movimenti involontari dolorosissimi ! Dopo aver bevuto subito acqua e sale , pochi minuti dopo , tutto questo finì!

    Grandissima verità!

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  2. Questo blog lo farò aprire nello stesso tempo del browser stesso!

    Gente che si informa! Di questo il mondo ha bisogno!

    Continua cosi!

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